La parola “pasqua” significa “passaggio” perchè gli Ebrei festeggiavano il passaggio dall’Egitto alla Terra Promessa , dalla schiavitù alla libertà. Con il Cristianesimo la Pasqua ha assunto il significato di Resurrezione, passaggio dalla morte alla vita eterna.

Molti miti e leggende in diversi paesi del mondo stabiliscono riti di passaggio di questo tipo. Inizialmente legati all’agricoltura, hanno assunto con il tempo carattere universale e più metaforico.

I miti rappresentano la spiegazione in termini di storie, racconti, delle vicissitudini dell’animo umano: speranze, desideri, conflitti. Ogni popolo possiede i propri miti che con modalità diverse narrano lo stesso significato. Attraverso questa osservazione, C.G. Jung, psichiatra e psicoanalista svizzero allievo di S.Freud, elaborò la teoria degli archetipi e dell’inconscio collettivo. L’inconscio collettivo, secondo Jung, rappresenta quella parte dell’inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani. Esso contiene gli archetipi cioè le forme o i simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture.

Nella nostra cultura occidentale, facciamo riferimento ai miti greci e romani. Il mito che racconta la storia di un passaggio, legato alla rinascita e alla primavera, è quello di Persefone, per i romani conosciuta come Proserpina. Il mito narra che Demetra, la dea della terra coltivata e del grano, avesse una figlia unica bellissima alla quale era molto legata e che chiamava Core (fanciulla). Il Dio Ade, re dell’inferno, la voleva in moglie ma la madre rifiutava di cederla. Così organizzò, con il beneplacido di Zeus, il rapimento di Persefone. Persefone raccoglieva fiori nel prato quando la terra si aprì e dalle viscere emerse Ade nel suo carro e la rapì. Demetra disperata si mise in cerca della figlia. Per questo motivo la terra si inaridì e non produceva frutto, i contadini non riuscivano a coltivarla e iniziarono a lamentarsi presso Zeus. Quindi, il re dell’Olimpo mandò il suo messaggero Ermes presso Ade per ordinargli di lasciare Persefone. Ade acconsentì ma prima diede da mangiare alla sua sposa del melograno. Così Persefone tornò dalla madre Demetra, che felice fece rifiorire la terra. Persefone però avendo mangiato nell’Inferno dovette tornare. Per cui ogni anno trascorre 6 mesi con il marito come regina degli inferi (inverno) e 6 mesi presso la madre (primavera).

La storia di Persefone è la storia di una rinascita apparente. E’ la storia di chi rimane sempre dipendente da qualcuno non riuscendo ad individuarsi. Persefone oscilla continuamente tra l’identità di regina degli inferi e l’identità di figlia della madre. A molti di noi può capitare di sentirsi come la personificazione di Persefone. A volte capita in alcune fasi della vita mentre altre volte questo archetipo può possederci sempre impedendoci una piena realizzazione. Questo non significa che sia impossibile risolversi in altro modo. Il primo passo, come sempre, è quello di prenderne consapevolezza: capirsi, conoscersi, comprendere in che movimenti siamo imbrigliati. Inoltre, ogni cosa in sè ha valore positivo e negativo insieme. Persefone per esempio come regina degli inferi rappresenta colei che è capace di guidare le anime, colei che abita l’inconscio e che quindi è in grado di comprenderlo. Quando siamo abitati da questo archetipo, quindi, siamo anche persone dotate di una certa sensibilità e lungimiranza.

Sul mio canale Instagram potete trovare un video dove spiego il mito di Persefone:

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Per un ulteriore approfondimento suggerisco un testo: Jean S. Bolen, Le dee dentro la donna, Astrolabio

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